L’approccio del Consiglio Europeo sulla revisione della normativa impatta anche sulle micro imprese del settore alimentare e tessile
La revisione della Direttiva in oggetto, proposta dalla Commissione Europea il 5 luglio 2023, si concentra specificatamente sui settori alimentare e tessile, al fine di prevenirne e ridurne i rifiuti, nonché contribuire al loro riutilizzo e riciclo, riducendone pertanto gli impatti ambientali e climatici.
In particolare per quanto riguarda il settore alimentare, la posizione del Consiglio:
- concorda con i seguenti obiettivi vincolanti per la riduzione dei rifiuti proposti dalla Commissione entro il 2030: 10% nella lavorazione e nella produzione e 30% pro capite nella vendita al dettaglio, nei ristoranti, nei servizi alimentari e nelle famiglie;
- prevede la possibilità di fissare obiettivi per i rifiuti alimentari commestibili entro il 31 dicembre 2027, quando la Commissione provvederà alla revisione degli obiettivi;
- introduce l’anno 2020 come riferimento per il monitoraggio, sebbene gli Stati membri possano utilizzare un anno precedente al 2020 o uno qualsiasi degli anni 2021, 2022 o 2023, a causa di potenziali anomalie nei dati derivanti dalla pandemia COVID-19;
- concorda sulla necessità di sviluppare fattori di correzione per tener conto delle fluttuazioni del turismo e dei livelli di produzione nei settori della trasformazione e dell’industria alimentare rispetto all’anno di riferimento.
Mentre per quanto riguarda i prodotti tessili, il testo:
- incarica la Commissione di fissare obiettivi di prevenzione, raccolta, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti tessili entro il 31 dicembre 2028.
- introduce schemi armonizzati di responsabilità estesa del produttore (EPR) per i marchi della moda e i produttori tessili, da attuare entro 30 mesi dall’entrata in vigore della direttiva. I contributi del nuovo sistema verranno calcolati in base alla circolarità e alle prestazioni ambientali dei prodotti tessili secondo il principio dell’eco-modulazione. Poiché la prevenzione dei rifiuti è l’opzione migliore, l’approccio generale prevede che gli Stati membri possano richiedere contributi più elevati per le aziende che seguono pratiche industriali e commerciali di “fast fashion”;
- prevede un paragrafo dedicato all’adozione di un atto di esecuzione da parte della Commissione europea sui criteri di End of Waste, definendo criteri più specifici per i prodotti tessili, affini e calzaturieri ritenuti idonei al riutilizzo e per la stessa tipologia di prodotti riciclati.
Il Consiglio ha deciso però che anche le microimprese debbano essere incluse nel campo di applicazione di questi schemi.
L’approccio generale riconosce inoltre il ruolo chiave degli enti dell’economia sociale (compresi enti di beneficenza, imprese sociali e fondazioni) nei sistemi di raccolta dei tessili esistenti, consentendo loro di mantenere e gestire i propri punti di raccolta separati. Secondo la posizione del Consiglio, gli Stati membri possono, pertanto, esentare detti enti da alcuni obblighi di rendicontazione per evitare oneri amministrativi sproporzionati.
La normativa potrebbe comunque subire ulteriori modifiche a seguito dei negoziati che il Consiglio terrà nella seconda metà del 2024 con i neo eletti parlamentari e componenti la Commissione Europea.
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