“La prolungata chiusura in zona rossa di parrucchieri, barbieri e centri estetici sta mettendo davvero in ginocchio un settore che invece aveva risposta con prontezza e ottimi livelli di sicurezza alla precedente possibilità di apertura degli esercizi in caso di rosso. Per questo Confartigianato Arezzo chiede alle Istituzioni locali e nazionali di intervenire sia per una pronta riapertura, sia per una reale, immediata, politica di ristori che al momento è assolutamente insufficiente”.
Sono parole di Pierluigi Marzocchi, che per Confartigianato Arezzo ricopre l’incarico di presidente della Federazione Benessere e che è presidente regionale della categoria Estetica per Confartigianato Toscana.
“La situazione ci preoccupa moltissimo – commenta lo stesso Marzocchi – sia a causa della sospensione delle attività in zona rossa, sia perché arriva in un momento forse tra i più critici dall’inizio della pandemia, in cui i cali di fatturato sono sempre più importanti e i ristori tardano ad arrivare. E’ quindi una situazione drammatica, ci appelliamo ai parlamentari toscani, alla Regione, al Governo affinché le attività possano riaprire prima possibile, e siano dati adeguati sostegni. Per tante attività la perdita media di fatturato, che consente di accedere al contributo, è circa del 25%, non arriva al 30%. Quindi molti non avranno alcun ristoro o lo avranno in misura assai ridotta”.
“Come rappresentanti della categoria, chiediamo quindi di intervenire con forza – insiste Marzocchi – sia sulla leva fiscale che per una azione reale di sostegno eristoro economico dignitoso a supporto delle nostre attività duramente colpite da chiusure e limitazioni agli spostamenti che rischiano di mettere in ginocchio l’intero settore”. Senza reali sostegni e ristori immediati, infatti, per Confartigianato Arezzo tante attività rischiano di non riuscire a ripartire”.
“Il comparto benessere – spiega il rappresentante artigiano – ha dovuto subire queste chiusure, malgrado abbia dimostrato negli anni di poter garantire la massima sicurezza, lavorando per appuntamenti individuali e rispettando al massimo tutte le regole più congrue a far lavorare con tranquillità il personale e mettere a proprio agio i clienti. E’ quindi ora in assoluta sofferenza per il pesante calo della clientela, fermi restando tutti i costi fissi che incidono sulle attività in maniera importante”.
“Serve quindi con estrema urgenza – conclude Marzocchi – lo stanziamento, ed il pronto invio alle imprese, di ristori realmente adeguati a compensare le perdite subite in questo periodo, sia dal punto di vista della quantità delle risorse messe in campo, sia della commisurazione reali ai cali di fatturato: le nostre imprese hanno bisogno prima di tutto di certezze e di chiarezza, e di ristoriche consentano di mantenere in vita le proprie attività in attesa della fine di questa drammatica crisi”.
Da non dimenticare poi, sostiene Confartigianato Arezzo, che “le chiusure purtroppo favoriscono gli abusivi, che si recano presso le abitazioni e il rischio di contagio aumenta. Nelle attività regolari invece si seguono i protocolli, si lavora su appuntamento e si tracciano i clienti. Mentre molte attività commerciali restano aperte con rischio di assembramenti, non si comprende perché quelle del benessere, che osservano rigidi protocolli sanitari, debbano invece rimanere chiuse”.
“Il blocco poi – conclude Marzocchi – penalizza soprattutto l’imprenditoria femminile, le donne impegnate nel settore che sfiorano il 90% degli addetti, sulle quali già gravano molte conseguenze della pandemia come la cura dei familiari anziani o malati e dei figli. Molte attività potrebbero non riaprire. Altra situazione allarmante riguarda il personale che riceve l’indennità integrativa con un ritardo di in media di 5 o 6 mesi: le Istituzioni allora si attivino immediatamente”.
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