Riapertura l’11 maggio per acconciatori ed estetiste. Lo chiede alla Regione e al Governo Confartigianato Imprese Toscana. Proprio ieri l’associazione di categoria ha inviato una lettera al governatore Enrico Rossi e agli assessori regionali Stefano Ciuoffo e Vittorio Bugli. Altre lettere partiranno nei prossimi giorni, con destinatari i parlamentari toscani. Obiettivo è quello di far ripartire il prima possibile le aziende del benessere, 11mila in Toscana, con 35mila addetti e un fatturato di 400 milioni di euro. Non c’è tempo da perdere, sollecita Confartigianato, perché il lockdown, già con la riapertura fissata a inizio maggio, porterà ad una perdita nella regione di 73 milioni di euro, che potrebbe significativamente aumentare se l’apertura fosse rinviata, come annunciato da Conte, al primo giugno.
«E’ una decisione a dir poco incomprensibile e inaccettabile. Le imprese – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Toscana, Giovan Battista Donati – hanno affrontato le conseguenze della pandemia con grande senso di responsabilità, hanno sospeso per prime le attività, hanno elaborato e presentato, tramite le loro associazioni di rappresentanza, tempestive proposte dettagliate sulle modalità da rispettare per svolgere la loro attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione».
E a questo punto, dopo due mesi dalla chiusura, le imprese del settore non possono che essere considerate servizi essenziali, ora più che mai che tante persone tornano a lavoro e hanno necessità di curare la loro persona. Infine, lavorando su appuntamento, la ripresa dell’attività delle imprese del benessere non impatterebbe nemmeno sulla mobilità. Prolungare la chiusura di quasi un mese significa, secondo Confartigianato, rischiare il boom di abusivi. L’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio, calcola l’associazione di categoria, causerà alle imprese di acconciatura e di estetica italiane una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del settore in tutta Italia.
«La situazione – spiega Barbara Catani, presidente di Confartigianato Benessere Toscana – era già estremamente seria e complicata in vista di una riapertura posticipata all’11 maggio. La categoria da tutta Italia manifesta disapprovazione rabbia e sconforto. Minacciano di riaprire di scendere in piazza, ma soprattutto di cessare l’attività di impresa e operare come abusivi. Quello che non si capisce è che sta proliferando il sommerso e più rinviano l’apertura delle imprese più il sommerso crescerà e sarà un sommerso che non rispetterà nessun protocollo di sicurezza e che non sarà controllato da nessuno». In difficoltà parrucchieri, tatuatori, ma anche estetiste, una categoria, sottolinea Pierluigi Marzocchi, presidente di Confartigianato estetica Toscana, «profondamente delusa da questo ultimo decreto». «Non riusciamo a capire come mai alcune attività che portano all’aggregazione, come i musei, possono riaprire e non possa fare altrettanto una categoria che ormai da anni ha un consolidato sistema di garanzia, sicurezza e controlli all’interno dei propri ambienti di lavoro, con accorgimenti adottati per prevenire il rischio da contagio e la trasmissione di malattie gravi come per esempio l’Hiv, l’epatite e altre minori. «Vogliamo sperare – conclude – che il governatore della nostra Regione, promulgatore di una legge sull’estetica che ci differenzia dalle altre regioni dell’Italia, possa far sua la causa della nostra categoria. Il rischio di chiusura totale di molte aziende è esponenzialmente crescente al passare dei giorni».