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Decreto commissioni bancarie


Il terremoto all'interno dell'ABI, con le dimissioni dell'intero comitato di presidenza a seguito dell'approvazione del maxi emendamento del Governo al decreto liberalizzazioni, merita alcune considerazioni alla luce della situazione economica generale, dell’economia della nostra provincia in particolare e del mutato nuovo atteggiamento della Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi.La forte irritazione dell'ABI deriva dall'inserimento nello stesso Decreto, di una norma che di fatto abolisce la “commissione di messa a disposizione affidamenti” e gli addebiti conseguenti, rendendo esplicito che la principale remunerazione della banca dovrebbe essere il tasso applicato.Nello stesso giorno la BCE distribuisce al sistema bancario europeo, per la seconda volta, altri 523 miliardi di euro (114 sono finiti in Italia) attraverso un prestito triennale all'1%. All'asta hanno partecipato oltre 800 istituti, quindi anche quelli di minore dimensione. Tutto questo con l'irritazione della sola Germania che in virtù di tassi reali pari a zero, ha meno problemi di export e di disoccupazione degli altri paesi (d’altronde come prima della classe da sempre, accanto alla sua “bravura” è stata caratterizzata da grande attitudine a rendersi antipatica ed insopportabile). Da notare che la stessa Germania è intervenuta per finanziare le proprie banche e la Federal Reserve americana stampa denaro da 4 anni per sostenere la ripresa degli USA.La situazione in Italia invece e' ben diversa, i dati della disoccupazione giovanile oltre il 31%, ai massimi storici dal 2004, e lo spread Btb-Bund che torna ad attestarsi sui 300 punti base dimostrano che deve finire il tempo del rigore monetario fine a sé stesso ma ci aspettiamo che le risorse distribuite dalla BCE al sistema bancario possano raggiungere l'economia reale e il sistema produttivo (cosa che non e' successa dopo la prima asta di dicembre) affinché si possa invertire la spirale della recessione in atto. Dall’espansione dell’economia i primi a beneficiarne saranno il sistema bancario e le finanze pubbliche.Ma torniamo all'abolizione della commissione sugli affidamenti. Tutti coloro che hanno un minimo di memoria ricordano bene come sia nata: da un decreto che doveva eliminare quell'aberrazione solo italiana, rappresentata dalla commissione di massimo scoperto, con un colpo di mano di lobby ben conosciute,prese sostanza quest'altra aberrazione, ancora peggiore, della commissione massima del 2% annuo sugli affidamenti. Ma non ci siamo fermati qui, dopo di questo le banche si sono inventate penali su sconfinamenti anche temporanei (anche di un solo giorno) con il risultato che spesso le nostre aziende hanno pagato più di commissioni che di interessi. Aziende, che in virtù della difficile situazione economica scontano tempi di riscossione dallo Stato o da grandi gruppi sempre più lunghi e si trovano pertanto obbligate a mantenere o aumentare gli affidamenti, anche a fronte di spread praticati dalle banche che sono più che triplicati negli ultimi otto mesi. Per questo non ci riesce difficile comprendere la posizione dell'Abi. I costi che il sistema bancario scarica in maniera quasi automatica sui propri clienti è un sistema che non può essere altrettanto praticato dal mondo produttivo. Anche perché la vera trasparenza è nel mettere in chiaro le condizioni praticate dai vari istituti che si confronteranno sui tassi praticati e sulla loro capacità di erogare servizi efficienti al sistema produttivo e non sulla giungla infernale di 1000 commissioni, spese accessorie e balzelli vari incomprensibili alla clientela. In ultimo siamo sicuramente preoccupati perché già una parte della politica inizia a parlare di “errore da correggere” nel passaggio alla Camera, preoccupati in quanto per noi la trasparenza, la chiarezza e la semplificazione del rapporto tra banca e sistema produttivo è un valore aggiunto da implementare e non un “errore da correggere”.


1 Gennaio 2013
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