Ma quale federalismo, qui è in arrivo un 'salasso' di 3 miliardi a danno delle imprese. Con il passaggio dall'Ici all'Imu, la nuova tassa legata alla cosiddetta “riforma federalista” si rischia di far crescere la tassazione sugli immobili legati alla produzione, in media, del 17%. Ma non basta. Siccome ai sindaci viene data la possibilità di ridurre o aumentare la tassazione si potrebbe avere una potenziale riduzione del 29% oppure arrivare ad un vero e proprio 'boom' del +63%.E purtroppo questo non è un brutto sogno, dal quale ci si può svegliare, ma è quanto risulta da un'elaborazione del Centro studi di Confartigianato. Il passaggio dall'attuale aliquota Ici, pari inmedia al 6,49 per mille, alla nuova Imu con aliquota base del 7,6 per mille, con la possibilità per i comuni di arrivare al 10,6 per mille, sugli immobili strumentali delle imprese, porta proprio alla cifra che dicevo, con un incremento di prelievo sulle imprese, come minimo, di 812 milioni di euro. Dire che siamo molto preoccupati è poco. Il rischio che la discrezionalità venga esercitata all'insu' è concreto e così … altro che scossa all'economia. In Toscana, dove pure sembra che la variazione sarebbe più contenuta che altrove, ci sarebbe comunque un aumento di imposizione pari al 12,4%. Insomma, da 319 milioni di tasse della vecchia Ici, il nuovo sistema porterebbe ad un balzello di 358 milioni, con un incremento di 39 milioni. E ad Arezzo? Stando ai calcoli ci sarebbe un aumento di tasse pari al 13%. E meno male che in una ipotetica graduatoria la nostra città si piazza al 70° posto sulle 101 province italiane. A questo punto, se il federalismo vuol dire questo, non c'è che appellarsi alle istituzioni locali: che almeno loro riducano le aliquote, per la parte di loro competenza. Se dovessero aumentarle anche loro sappiano che rischiano di dare il colpo finale alle speranze di ripresa dell'economia.
Giovagnoli Confartigianato Con la nuova Imu al posto dell’Ici un vero “salasso” per le imprese
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