E' stata una serata a due voci l'ultima lezione della Scuola per Genitori di Confartigianato Arezzo, che si è tenuta all'Auditorium della scuola media Severi. “Non parlarmi non ti sento: i giovani e i social network”: questo il titolo della lezione che ha visto la presenza, come di consueto, di un gran numero di genitori. La prima parte della serata è stata appannaggio di un esperto di internet quale Vincenzo Raimondi che ha avvertito i genitori delle insidie del web, sopratutto per la privacy, e indicato una serie di possibili rimedi. In primo luogo un avvertimento: “Sul web il virtuale diventa reale, il privato diventa pubblico. O si capisce questo, oppure non serve puntare il dito contro Facebook, bisogna puntarlo contro noi stessi.”. E ancora: “Il problema su social network come Facebook è sapere quante persone lo vedono e con quali fini. Attenzione perchè qui l'eventuale “sputtanamento” avviene a tempo di record.”E quindi il principio guida è: “attenzione”. Primo consiglio: non mettere il proprio cellulare sui contatti di Facebook. “Attenzione – dice esplicito Raimondi- perchè se un adulto ci pensa, prima di metterlo, un bambino è la prima cosa che fa.” E se c'è un pedofilo in agguato?. E mentre un brivido scorre sulla schiena di tanti genitori, Raimondi va giù implacabile e suggerisce una serie di accorgimenti che, proprio su Facebook, riducono la visibilità all'universo mondo dei dati sensibili. Bastava guardarci bene e forse ce ne saremmo già accorti, ma …così va il mondo e ora meglio correre ai ripari. Ma non basta ancora. Perchè Raimondi spiega che i giochi, che su Facebook sono gratuiti, come la famosa Farmville, hanno invece un tornaconto per qualcuno. Già perchè “nessuno fa nulla per nulla” e così non basta avere l'accortezza di non scaricare l'applicazione sul proprio Pc per non far vedere i propri contatti (indirizzo, mail ecc): è sufficiente che qualcuno dei nostri amici in Facebook l'abbia scaricata, e lei è già abilitata a ficcanasare sui dati sensibili di tutti, anche i nostri!. Urca, e chi ci aveva pensato! “Ed è così – rincara Raimondi – che milioni e milioni di profili sono diventati pubblici, grazie a questa come ad altre applicazioni, e questi dati sono stati poi rivenduti….” A chi? In genere ad aziende, che poi ti inondano di mail la casella di posta elettronica. Ma non si sa mai. Ed ecco dunque il secondo imperativo: “Essere critici, prima di cliccare su qualcosa.” Poi ci sono i livelli di sicurezza da impostare sul pc del figli. “Ad esempio – spiega Raimondi – su Google c'è Google Safe Search. Se lo impostate sul pc di vostro figlio, si impedisce l'accesso a determinati siti, per esempio quelli di contenuto sessuale. Se lo avete fatto – avverte Raimondi – vedrete che sullo schermo compaiono delle “palline”. Allora io vi dico: sbirciate quando vostro figlio naviga e controllate se le palline sono comparse. Se sì, vuol dire che il filtro è attivo.” Ma c'è anche un suggerimento più avanzato. Che consente di bloccare con password (nota solo al genitore che l'ha inserita) l'accesso ai siti pericolosi.E ancora: malware, trojan, keylogger, phishing. Ancora il consiglio ai genitori è “Fate attenzione. Ad esempio, se vedete che il pc è molto lento, vuol dire che si è “beccato” qualcosa. Vuol dire che c'è un sofrtware nascosto che sta registrando tutte le informazioni che vuole e le invia a qualcun altro.” E ora i brividi sulla schiena non riguardano più solo i genitori che pensano ai figli, ma anche quelli che on line usano la propria carta di credito, il conto corrente ecc.Gli ultimi consigli riguardano la posizione del computer. “Non mettetelo in camera da letto di vostro figlio!” Perchè? “Perchè se lo punite e lo mandate in camera sua, lui tutto contento si metterà a navigare fuori dalla vostra vista. Il pc deve stare in salotto e voi dovete stare sempre ben in guardia.” E ancora: “Insegnate ai bambini lo spirito critico, indirizzateli verso siti utili e belli per loro (ce ne sono molti – assicura l'esperto) spiegategli che non si devono incontrare le persone che si sono conosciute solo online e che quello che è scritto sulla bacheca di un sociale network non si può più cancellare.” Già. Come quella ragazza che ha cercato l'aiuto dell'esperto perchè era stata “infamata” su Facebook e non trovava più lavoro. Un gioco perverso di amici crudeli? “Forse, ma quello che è scritto – ribadisce Raimondi – non si cancella più.” E mentre in sala ognuno pensa a quanti dati sensibili ha già mostrato sul proprio profilo Facebook, ecco l'intervento di Paolo Nascimbeni, psicologo e psicoterapeuta di lunghissima esperienza, direttore del servizio di psicologia dell'Usl 8 di Arezzo.“Sono un utilizzatore del pc e lo conosco come tale” – premette lo psicologo, che ne spiega il successo
“perchè risponde ad una esigenza forte della specie umana, quella del gioco. Usare questi strumenti è divertente e risponde ad una serie di funzioni – prosegue – come quella dell'informazione di servizio. Basti pensare alle previsioni del tempo, all'orario dei treni, a enciclopedie come wikipedia….” Ma poi c'è anche il rischio di “vivere una vita parallela”. “E questo – sottolinea Nascimbeni – affascina molto tutte le classi di età. Di per sé non è positivo, ma nemmeno negativo. Ma si possono correre dei rischi e questi rischi aumentano se si è bambini o adolescenti.” Già, perchè sui social media ci si può cambiare il sesso, si può cambiare l'età ecc. E mentre tutti ormai pensano al pedofilo in agguato Nascimbeni indica la parola chiave per i genitori. “Responsabilità”. “si devono mettere i propri figli – sottolinea – in condizione di essere responsabili”. E poi avverte. “Oggi molti genitori sono deboli, meno autorevoli che in passato, alcuni sono quasi timorosi nei confronti dei figli. Certo – prosegue – non si deve esercitare violenza sui bambini, ma oggi è diventato un problema anche soltanto dire qualche “no” ai nostri figli.” E così i figli non hanno più “contenimento”. Invece secondo Nascimbeni le tre massime per il buon genitore, che valgono anche su internet, sono: regole; divienti; controlli. “Vanno modulate secondo le età” – spiega lo psicologo. Che poi esemplifica: “I bambini delle elementari perchè devono avere il telefonino e il pc e navigare su internet? Quando crescono è diverso, a quel punto è legittimo ma il controllo ci vuole sempre. Lasciare soli i figli a navigare sul web – sottolinea lo psicologo – assume il significato che i genitori sono impegnati a fare altro. Non il lavoro, che è quotidiana necessità per tutti, ma “altro.”” Dunque le regole, che Nascimbeni riassume così: “Per i bambini niente internet, per gli adolescenti sì, ma con il controllo dei genitori.” E ancora: “Con gli adolescenti si raccoglie quello che si è seminato in precedenza, altrimenti se diciamo qualche “no”, questo diventa un divieto. E con gli adolescenti i divieti non funzionano. Su internet come sulle altre cose.” Nascimbeni sintetizza ancora: “ Essere genitori è sempre una battaglia”. E oggi non ci sono solo le trappole informatiche e i pedofili in agguato, ma c'è anche il rischio dipendenza. “La dipendenza da internet – ribadisce lo psicologo – è dello stesso tipo della dipendenza da alcol, di quella da fumo o da gioco d'azzardo.” E la ricetta, che ci pone in condizione di intervenire in tempo, è sempre la stessa: controllare, osservare. “Se il proprio figlio passa davanti al computer un numero eccessivo di ore, se è distratto rispetto alla socialità, se preferisce chattare invece che parlare: bisogna cogliere i segnali di anomalia, avere occhi vigili e disponibilità.” Gia, perchè il “mestiere di genitori non si impara sui libri, ma si può condividere l'esperienza con altri genitori.” Allora il consiglio è quello di “avere l'umiltà di scambiarsi le esperienze con altri genitori.” E quello di “avere responsabilità” e di “indurre responsabilità nei figli”. Per fare questo, cari genitori: “il telefonino si guarda, si controlla cosa c'è sopra, idem con il computer. Il figlio si offende? Chi se ne importa, dopo un poco gli passerà.” Attenzione, dunque e ancora attenzione. “Perchè questa è l'unica arma contro il rischio di incappare in spiacevoli sorprese. “Sappiate – conclude Nascimbeni – che i pedofili che vogliono adescare i nostri figli non si presentano a viso scoperto, ma cambiano la loro età e anche il loro sesso.” Alla lezione erano presenti, come sempre, i dirigenti di Confartigianato Arezzo, a cominciare dal presidente Giovanni Donati. “Siamo estremamente soddisfatti – commenta Donati – del successo ottenuto per il secondo anno consecutivo dalla Scuola per Genitori. Un successo che testimonia l'utilità delle analisi e dei consigli che gli esperti che si sono susseguiti hanno dato ai genitori che ci hanno seguito. Stiamo già lavorando per la terza edizione e contiamo di metterne in piedi una di alto livello come le precedenti e di rispondere ai bisogni sempre nuovi che si parano di fronte. Tutte le informazioni utili saranno come sempre sul sito dell'associazione.”