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Welfare sempre peggio aumenta povertà e disagio


Il welfare italiano va sempre peggio e con esso le condizioni dei più deboli, a cominciare da anziani e famiglie. Angiolo Galletti, presidente di Anap Confartigianato Arezzo, commenta così l’ultimo rapporto del Censis : «Il sistema di welfare» – 50° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2016.

Purtroppo il Censis – commenta Galletti – conferma quello che abbiamo detto più volte, ossia che la scure non guarirà la sanità italiana. Gli effetti socialmente regressivi delle manovre di contenimento si traducono in un crescente numero di italiani (11 milioni circa) che nel 2016 hanno dichiarato di aver dovuto rinunciare o rinviare alcune prestazioni sanitarie, specialmente odontoiatriche, specialistiche e diagnostiche. Anche l’offerta ospedaliera mostra una progressiva riduzione dei posti letto, che sono 3,3 per 1.000 abitanti in Italia nel 2013 secondo i dati Eurostat, contro i 5,2 in media dei 28 Paesi Ue, gli 8,2 della Germania e i 6,3 della Francia.

Sempre il Censis conferma che l’Italia non è un Paese per genitori. “Che in Italia si facciano pochi figli e sempre più avanti negli anni – continua Galletti – è ormai un dato di fatto. Il Censis conferma che l’87,7% degli italiani pensa che il nostro Paese sia afflitto dalla scarsa natalità e ben l’83,3% pensa che la crisi economica ha avuto un impatto sulla propensione alla natalità rendendo più difficile la scelta di avere figli anche per chi li vorrebbe. Il 60,7% è anche convinto che, se migliorassero gli interventi pubblici su vari fronti (sussidi, asili nido, sgravi fiscali, orari di lavoro più flessibili, permessi per le esigenze dei figli), la scelta di avere un figlio sarebbe più facile.”

Infine la situazione sociale. “Il mercato del lavoro oggi genera sempre meno opportunità occupazionali – rileva Galletti – lasciando senza redditi da lavoro quote crescenti di famiglie. Tuttavia, la povertà economica è solo uno degli aspetti del disagio sociale. La deprivazione coinvolge anche famiglie che sono al di sopra della soglia di povertà. Sono in condizioni di deprivazione materiale grave ben 6,9 milioni di persone nel 2014, con un aumento di 2,6 milioni rispetto al 2010. Le famiglie in povertà alimentare sono oltre 2 milioni nel 2014 (pari all’8% del totale) e i minori in povertà relativa nel 2015 sono oltre 2 milioni (il 20,2% del totale). La crisi e la stentata ripresa hanno creato un gorgo – aggiunge Galletti – che può attirare in sé anche chi tradizionalmente è rimasto lontano dal disagio: questo genera una incertezza diffusa e spinge a pensare che solo pochi sono fuori dal rischio di cadere in condizioni di disagio.”

Infine ci sono i pensionati. Per 3,3 milioni di famiglie con pensionati le prestazioni pensionistiche – riferisce Galletti – sono l’unico reddito familiare e per 7,8 milioni i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito familiare disponibile. Così, si stimano in 1,7 milioni i pensionati che hanno ricevuto un aiuto economico da parenti e amici. Ma i pensionati non possono essere considerati solo come recettori passivi di risorse e servizi di welfare, perché sono anche protagonisti di una redistribuzione orizzontale di risorse economiche: sono 4,1 milioni quelli che hanno prestato ad altri un aiuto economico. Insomma – conclude Galletti – una situazione che mostra pesantemente gli effetti delle politiche di rigore, dalle quali bisogna uscire per tentare di invertire la situazione, che è diventata sempre più problematica.

 

 



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