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Antiquarezzo Mostra di stampe d’arte fotografica


Antiquarezzo mostra di stampe d'arte  fotografica

In controtendenza nell’era del digitale, il Foto Club “La Chimera” ha commissionato allo studio fotografico Camera Chiara una serie di stampe d’arte che, non solo si basano sul metodo chimico, ma usano antiche tecniche risalenti al 1840: si tratta di Callitipie e Cianotipie magistralmente realizzate da Roberto Lavini.
Per questo progetto, con lo scopo di dimostrare che la fotografia può raggiungere espressioni artistiche di altissimo livello, uniche ed irripetibili, pur mantenendo la peculiarità del documento e della testimonianza, abbiamo elezionato dal nostro archivio immagini simbolo, quasi icone, rappresentative di un secolo di storia della città e della sua gente che guidano lo spettatore in un percorso nel passato forse conosciuto dai più anziani, tutto da scoprire per le nuove generazioni.
Con lo scorrere del tempo si assiste alle trasformazioni, a volte poderose, che hanno coinvolto o sconvolto la città: Via Guido Monaco prima del 1880 senza il monumento del frate musicista; Piazza Grande con il selciato in pietra serena e la presenza imponente della statua di Ferdinando III di Lorena; Piazza San Iacopo con la chiesa e il palazzo Vivarelli ancora integri; lo splendore del Prato e dei giardini del Porcinai.
Poi la gente che lavora: nei campi, in fabbrica dal Bastanzetti, nella scuola.
Osservandole, vengono alla mente le parole con cui Adolphe Hiliaux descrisse l’Arezzo del 1900:
“Poche vetture, dunque poca o punta polvere. Una piazza assolata con una statua, una facciata di chiesa, un palazzo, pochi rumori.” E dentro questa tranquillità, gente operosa.

Glauco Ciacci BFI- Presidente del F. C. “La Chimera”

La mostra comprende stampe in Cianotipia e Callitipia, che insieme ad altri procedimenti come l’Albumina, la Platinotipia, il Bromolio etc., si iscrivono sotto il nome di Stampe d’Arte Fotografica. Questi processi risalgono agli albori della Fotografia e sono ancora oggi praticati come metodi di stampa alternativi all’industria fotografica.
Sono stampe che permettono un potenziale espressivo che è negato ai sistemi fotografici convenzionali perchè implicano un lavoro manuale da parte del fotografo capace di controllare e intenzionalmente alterare tutte le fasi produttive della sua opera fotografica.
Inoltre è importante sottolineare che la ricchezza di una Cianotipia e di una Callitipia può essere mostrata solo come stampa originale. Quando replicata su monitor o retino tipografico la  qualità della stampa originale e la sua trama sono irrimediabilmente perdute. Ogni stampa è unica: non fosse altro per la casualità delle spennellate adoperate per la stesa dell’emulsione. Questa mostra, dunque, afferma il gusto per la stampa fotografica di qualità, per l’oggetto finito, attraverso il recupero e la valorizzazione dei procedimenti del passato. Un fare fotografia meticoloso e creativo nel senso artigianale e comune del termine.
Desidero ringraziare il Foto Club “La Chimera”, che oltre a fornirmi le preziose lastre che custodisce con grande passione, ha ispirato e nutrito la realizzazione di questo progetto.

Roberto Lavini – titolare di Camera Chiara (Arezzo)

La Callitipia è un processo ai sali di ferro elaborato da W.J. Nichols nel 1889 a seguito dei lavori di John Hershel del 1840:
Un cartoncino di elevata grammatura viene sensibilizzato, spennellandovi una soluzione di sali di ferro e nitrato d’argento. Quindi questa carta viene esposta alla luce solare, a contatto sotto una lastra negativa, finché i mezzi toni iniziano ad apparire. La luce ha trasformato il sale ferrico in sale ferroso e prodotto un’immagine in argento metallico. La stampa viene fissata in tiosolfato, di sodio e infine lavata. Il tipo di callitipia esposto in questa mostra viene denominato “bruno Van Dyck”, per i suoi ricchi, profondi marroni giudicati di rassomigliare a quelli prodotti dal pittore fiammingo Anthony Van Dyck.
La Cianotipia fu inventata da John Hershel nel 1842 e si basa sulla proprietà dei sali di ferro di essere sensibili alla luce: Un foglio di carta viene spennellato con una soluzione di citrato  amoniacale ferrico e ferrocianuro di potassio e lasciato asciugare nell’oscurità. Una lastra negativa viene posizionata a contatto sopra il foglio sensibilizzato ed entrambi esposti alla luce diretta del sole. Con l’esposizione !’immagine comincia a formarsi. Dopo il lavaggio si produce  l’ossidazione che causa il brillante blu (ciano) che dà il nome al processo.



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