“Sostanziale tenuta del settore artigiano, in uscita dalla crisi, con il numero di imprese di fatto stabile rispetto allo scorso anno e con grandi potenzialità di crescita anche grazie all’uscita dalla deflazione”. Commenta così Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Arezzo, gli ultimi dati a disposizione, secondo i quali migliora il trend della nati-mortalità delle imprese artigiane ad Arezzo, in una situazione che di fatto è quasi di parità tra aziende che aprono e aziende che cessano l’attività.
Secondo i dati forniti da Confartigianato Arezzo, infatti, al 31 dicembre 2017 erano registrate nella provincia aretina 10.115 imprese artigiane. Di queste 675 iscritte nel corso delle scorso anno contro le 791 che hanno cessato l’attività, con un tasso di variazione in negativo dell’1,1%, nettamente migliore dell’1,7 fatto registrare lo scorso anno.
Tasso che di fatto segue quasi perfettamente il trend regionale che vede una percentuale complessiva della Toscana, sempre secondo i dati del Centro studi di Confartigianato, dello 0.9%: la nati-mortalità di impresa in Toscana determina un saldo negativo di 11.429 unità, equivalente appunto ad un tasso di crescita del -0,9% – dato dal rapporto percentuale tra la differenza tra iscritte e cessate non d’ufficio nell’anno e le registrate ad inizio del 2017 -, in miglioramento rispetto al -1,2% dell’anno precedente e che rappresenta il dato migliore degli ultimi sei anni.
“Dal 2016 nel nostro territorio il saldo tra natalità e mortalità delle imprese è piuttosto stabile – spiega ancora Ferrer Vannetti – dati che ci confortano, perché stiamo finalmente uscendo da una crisi devastante che ha caratterizzato gli ultimi anni. La strada da fare, però, è ancora in salita. E la chiave di volta in questo momento è sicuramente l’appoggio delle istituzioni alle piccole e medie imprese, motore portante dell’economia non solo aretina ma nazionale”.
“Per quanto riguarda Arezzo, ancora una volta ribadiamo la necessità di puntare si sull’export, ma non solo: dobbiamo rilanciare il turismo, l’enogastronomia o altri prodotti tipici, la manifattura, i preziosi. Sono queste le sfide che ci attendono, dobbiamo saperle cogliere e nel contempo avere la possibilità di farlo”.
“Pur in un contesto ancora selettivo – continua Vannetti – va sottolineato che la dinamica del nostro comparto si inserisce in un contesto di ripresa che però deve ancora consolidarsi; di positivo nel 2017 per il settore artigiano da segnalare anche l’uscita da deflazione: sul fronte delle imprese i prezzi alla produzione dell’artigianato manifatturiero tornano a salire (+1,1%) uscendo dalla zona di deflazione del 2016, e mantenendo una dinamica meno accentuata del +1,3% registrato nella media dell’Eurozona”.
La crescita dei prezzi nel 2017, a livello nazionale, è più debole rispetto alla media dell’Eurozona con un aumento dell’indice generale dell’1,3% che allontana l’economia dalla deflazione (-0,1%) del 2016. Anche la componente di fondo è meno dinamica, mostrando una variazione dello 0,8% (era 0,5% nel 2016).
Prendendo a riferimento i primi dieci comparti dell’artigianato manifatturiero – in cui si concentra l’83,9% dell’occupazione delle imprese artigiane di produzione – si osserva un maggiore dinamismo dei prezzi per alimentare (+2,1% vs. +2,9% in Uem), prodotti in metallo (+1,8% vs. +2% in Uem) e riparazione e installazione di macchinari (+1,5% vs. +1,4% in Uem); per gli altri settori si osservano variazioni dei prezzi inferiori al punto percentuale.