Buone notizie in arrivo per i pensionati. Fra pochi mesi, a partire dal 1° gennaio 2019 entreranno in vigore delle modifiche per il sistema di rivalutazione dei trattamenti previdenziali.
“Oggi i criteri della rivalutazione della pensione – spiega Angiolo Galletti, presidente di Anap Confartigianato – sono quelli contenuti nella legge 174/2013, con la quale era stata introdotta una fase transitoria rispetto al blocco che c’era stato negli anni precedenti. Più in particolare la rivalutazione è stata effettuata secondo 5 fasce di reddito: 100% se l’importo è inferiore a 3 volte il trattamento minimo INPS; 95% se l’importo è compreso tra 3 volte e 4 volte il trattamento minimo; 75% se l’importo è compreso tra 4 volte e 5 volte il minimo; 50%: importo compreso tra 5 volte e 6 volte il minimo; 45% se l’importo è superiore a 6 volte il minimo.
Dal 1° gennaio 2019 – continua Galletti – saranno ripristinate le fasce di reddito, con le relative percentuali, contenute nella legge 388/2000, vale a dire tre sole fasce, con un recupero dell’inflazione anche per coloro che hanno una pensione medio-elevata, che erano stati completamente bloccati negli anni precedenti.
Nel dettaglio, le rivalutazioni per fasce di reddito saranno le seguenti: 100% per le pensioni di importo inferiore a tre volte il trattamento minimo (che oggi è 507,42 € ma che subirà una piccola variazione nel 2019); 90% per gli assegni di importo compreso tra 3 e 5 volte il trattamento minimo; 75% per le pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo.
Ci sarà inoltre un ritorno – spiega ancora Galletti – al sistema che prevede la rivalutazione su fasce di importo e non più a scaglioni singoli di importo. Ciò significa che la pensione sarà rivalutata in maniera piena fino a tre volte l’importo del trattamento minimo, al 90% la parte che non eccede 5 volte il trattamento minimo e al 75% il resto”.
Un esempio per capire meglio?
“Prendiamo una pensione di 3.000 euro lordi. Questa sarà rivalutata al 100% per circa la metà di essa (circa 1.500€, ovvero tre volte il trattamento minimo), al 90% per ulteriori 1.000 € circa (5 volte il trattamento minimo) e al 75% per la parte restante. Dopo gli anni del blocco – conclude Galletti – si torna ad un sistema che prevede, anche se non completamente, la rivalutazione delle pensioni e ad una maggiore equità anche nei confronti di chi aveva trattamenti più elevati rispetto al minimo.”