"Se i consumatori vogliono essere sicuri di quello che mangiano farebbero bene a tornare ad acquistare prodotti artigianali freschi non solo per le occasioni speciali e le feste ma per l’alimentazione di tutti i giorni”.
Così Piero Stocchi, presidente provinciale e regionale di Confartigianato Pastai, dopo il caso della carne di cavallo invece di quella di manzo trovata nei prodotti della Nestlè “Da alcuni anni stiamo assistendo – prosegue Stocchi – ad una corsa per globalizzare e uniformare l'offerta a scapito della qualità, del gusto e soprattutto del controllo di filiera che favorisce le multinazionali e porta periodicamente, a scandali come quello di queste ultime settimane. Dall’altro c’è il crescente interesse, da parte dei consumatori, in tema di biodiversità e prodotti a km 0 per opera e merito soprattutto dei piccoli pastifici che lavorano pasta fresca. Un lavoro straordinario, e sempre più apprezzato, frutto di un mix sapiente di tradizione, conoscenza, opera delle mani e ricerca di prodotti di qualità e soprattutto territoriali”.
Ma c'è un ma “E’ assolutamente necessario – sottolinea Stocchi – che vi siano leggi adeguate che aiutino le persone a distinguere le diverse produzioni. L'Unione Europea, ad esempio, farebbe bene ad intervenire sul grande scippo che è stato operato ai danni della piccola impresa artigiana con l’abrogazione della norma che fissava, in cinque giorni dalla data di produzione la durabilità della pasta fresca. E' stato questo un grosso regalo alle multinazionali che ha annullato le differenze tra il prodotto artigiano e quello industriale, pregiudicando la capacità del consumatore di poter scegliere".
"Chissà che questo scandalo – conclude Stocchi – possa portare ad una ridenominazione delle paste sfuse in “pasta fresca” e “pasta fresca pastorizzata” dove, ovviamente, è solo la pasta fresca quella che garantisce ai consumatori tutte le peculiarità e le caratteristiche organolettiche del vero prodotto artigianale italiano”.