Non ci siamo. Il nuovo Codice dei contratti pubblici non è riuscito a centrare l’obiettivo che doveva caratterizzarlo, cioè favorire la partecipazione delle piccole imprese al mercato degli appalti. Il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti lo ha detto chiaro e tondo all’Assemblea del 26 giugno: con le nuove norme, le micro e piccole imprese non toccano palla, oggi peggio di prima.
E allora, bisogna cambiare la legge perché, così com’è, rappresenta un’occasione mancata su tanti fronti.
I procedimenti rimangono lenti e farraginosi, i costi burocratici ed economici per le imprese non sono diminuiti, le procedure di spesa non sono state razionalizzate, territorialità, filiera corta e appalti a chilometro zero rimangono una chimera, le stazioni appaltanti non hanno migliorato efficienza e professionalità. Ed è ancora un miraggio la lotta alla corruzione e ai conflitti di interesse.
Tra i problemi denunciati da Confartigianato vi è anche il sovraffollamento delle gare che di fatto impediscono la partecipazione alle piccole imprese.
Su tutto, poi, un aspetto paradossale: la frettolosa abrogazione della normativa precedente, in assenza delle norme di attuazione del Codice, ha di fatto provocato la paralisi del mercato degli appalti pubblici.
Insomma, le piccole imprese si trovano in una situazione insostenibile.
E allora Confartigianato è partita all’attacco, denunciando al Governo e al Parlamento la gravità del problema e chiedendo una serie di modifiche al Codice, a cominciare dalla sospensione della cosiddetta soft law con il ripristino urgente del Regolamento del 2010.
Bisogna fare presto, sostiene la Confederazione, perché il nuovo Codice degli appalti sta mettendo in ginocchio le piccole imprese: proprio l’effetto opposto a quello che doveva ottenere.