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Coronavirus, l’impatto sul settore delle costruzioni


Gli effetti negativi del Coronavirus, come era purtroppo prevedibile, hanno colpito duramente anche il comparto delle costruzioni lasciando a casa circa il 61% degli addetti. La sospensione delle attività produttive non essenziali in contrasto alla diffusione del virus, prevista dal primo DPCM del 22 marzo (e il successivo DM Mise del 25 marzo), ha riguardato anche i cantieri e l’edilizia privata e ha coinvolto, secondo gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT, oltre 800 mila lavoratori edili.

Di tutti questi addetti che ora non stanno più lavorando in cantiere, circa la metà, ben 339mila persone, sono lavoratori autonomi, di cui 252mila senza dipendenti, mentre 87mila operatori hanno a loro volta uno o più lavoratori che dipendono. Gli altri lavoratori dell’edilizia rimasti a casa sono invece dipendenti: con un contratto a tempo indeterminato 385mila e altre 92mila persone a tempo determinato.

Sempre secondo l’Istat, dal punto di vista delle unità lavorative delle costruzioni, la sospensione ha riguardato il 70% del totale, con 365.432 unità lavorative ferme su 523.105.

All’inizio del nuovo anno – ricorda l’Istat – prima che la crisi connessa con l’epidemia di Covid-19 cominciasse a colpire la Cina, gli indicatori congiunturali avevano mostrato un recupero in Italia, come nell’insieme dell’Ue. L’indice della produzione industriale, registrava a gennaio un forte rimbalzo rispetto al calo di dicembre, portandosi su un livello significativamente superiore a quello dei mesi autunnali. Ancora più forte era risultato, spiega l’Istituto di Statistica, il recupero del settore delle costruzioni, la cui produzione aveva toccato in gennaio un livello elevato, superiore di circa il 5% (senza tenere conto della correzione per i giorni lavorativi che ne amplifica ulteriormente la variazione) rispetto a quello di un anno prima.

“Eravamo sulla buona strada per uscire finalmente dalla crisi che negli ultimi anni ha colpito duramente il comparto delle costruzioni. Ora migliaia e migliaia di piccole imprese edili rischiano di chiudere definitivamente. Servono immediate misure ad hoc per l’edilizia da un lato, e dall’altro occorre garantire liquidità alle imprese, in previsione che il Governo definisca nuove politiche di investimenti per il futuro del settore e lo sviluppo del Paese”, è il commento del Presidente provinciale della federazione edilizia di Confartigianato Giordano Cerofolini 

Ogni singola Federazione provinciale si sta adoperando a fornire indicazione per il rilancio del settore costruzioni post Covid-19 e i nostri Consiglieri provinciali stanno lavorando per la redazione di un documento unitario affinchè i delegati nazionali si facciano portavoce con il governo delle nostre istanze. “Attraverso la Federazione regionale – precisa Cerofolini – stiamo condividendo l’attività politica al fine di creare protocolli sanitari anticontagio adeguati al settore edile per poter gradualmente riattivare i lavori nei cantieri dal 14 di aprile. Tale protocollo sanitario tutela sia i dipendenti delle aziende che gli stessi titolari”

 

 



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