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Credito sempre più difficile per le piccole imprese. L’allarme di Confartigianato


“Nel credito alle imprese il freno a mano tirato non accenna ad allentarsi. E come sempre ci sono figli e figliastri, con le piccole e micro imprese che fanno registrare un calo doppio rispetto a quello del totale delle imprese. Non ci siamo”.

Sono parole di Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Arezzo, che commenta così i dati del Centro studi di Confartigianato riferiti al terzo trimestre del 2019, secondo i quali i prestiti alle micro e piccole imprese registrano un calo del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una flessione di intensità più che doppia rispetto al calo dell’1,0% del totale imprese.

Ben poca cosa rappresenta poi il fatto che il trend migliori di tre decimi di punto rispetto il calo del 2,7% del trimestre precedente, visto che peggiora sensibilmente rispetto al -0,9% di un anno prima.

“Questa diversità di trattamento tra piccole e grandi  imprese – spiega Vannetti – si riverbera anche in altri ambiti molto delicati: le condizioni della politica monetaria mantengono bassi i tassi di interesse, anche se le piccole imprese pagano ancora uno spread rilevante rispetto alle imprese medio grandi”.

Sulla base degli ultimi dati disponibili a marzo 2019 le imprese pagano in media un tasso pari al 3,91% sui finanziamenti per cassa: permane un gap strutturale di costo del credito che sfavorisce le piccole imprese, per le quali si rileva un tasso del 6,53%, livello quasi doppio rispetto al 3,60% pagato dalle imprese medio-grandi, con un divario di 293 punti base.

Ma andiamo a vedere la situazione dell’artigianato. Gli ultimi dati disponibili vengono dall’analisi sui prestiti erogati all’artigianato forniti da Artigiancassa, di fonte Banca d’Italia. Anche qui si continua ad evidenziare, a metà 2019, un trend negativo per il comparto, seppure in leggera attenuazione rispetto al trimestre precedente. A giugno 2019 i prestiti alle imprese artigiane segna un calo del 10,5%, di circa due punti meno intensa rispetto al -12,3% del trimestre precedente. Nell’arco degli ultimi cinque anni l’artigianato ha cumulato una flessione dei prestiti di 15,4 miliardi di euro, pari al 31,8% in meno.

“Tutto questo mentre, anche sul territorio aretino, la raccolta del credito cresce, ma non viene reinvestita, e la differenza macroscopica tra raccolta del risparmio e impieghi – aggiunge Vannetti – dimostra, come abbiamo più volte denunciato, che le regole che governano il mondo bancario, dominato dagli algoritmi, impattano in modo negativo sul sistema delle piccole imprese: sono loro a pagare in termini di minor concessione di credito i danni prodotti alle banche dall’ammontare enorme di sofferenze prodotte dalla grande clientela più strutturata”.

“Come Confartigianato Arezzo – conclude allora Vannetti – continueremo ad essere al fianco delle imprese aretine, informandole ed assistendole nelle scelte e nell’affrontare la relativa burocrazia, ma, sia chiaro, servono urgenti politiche antirecessive e di sviluppo. Questo in un contesto di incertezza anche per chi fa export,  caratterizzato dall’imminente Brexit, dalle tensioni geopolitiche e dal rallentamento della manifattura in Germania, oltre al persistere di una crescita quasi inesistente dell’economia italiana”.

 



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