Con una circolare congiunta del 23 gennaio n. 1293, il ministero dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture hanno chiarito in modo inequivocabile l’ambito di applicazione della nuova disciplina dei ritardati pagamenti (Dlgs 192/2012) in recepimento della direttiva 2011/7/UE includendo anche i lavori pubblici.
La mancanza di un esplicito riferimento ai lavori nel testo del Dlgs, aveva alimentato incertezze interpretative facendo temere un’esclusione dei lavori, criticità che Confartigianato e le altre Associazioni di categoria non hanno mancato di evidenziare facendo pressione per avere chiarimenti dal Governo.
Qualunque diversa interpretazione, infatti, avrebbe creato una inaccettabile disparità di trattamento, nonché un disallineamento solo italiano rispetto alle prescrizioni delle istituzioni europee che, infatti, hanno esplicitamente inserito un riferimento al settore dei lavori pubblici nella direttiva stessa (di cui al Considerando n. 11).
La circolare fornisce inoltre indicazioni rispetto alle previsioni dettate dal codice dei contratti (Dlgs 163/2006) e dal regolamento dei lavori pubblici (Dlgs 207/2010) relative ai termini di pagamento, “tenendo conto della espressa clausola di salvezza, secondo cui restano salve le vigenti disposizioni del codice civile e delle leggi speciali che contengono una disciplina più favorevole per il creditore”.
“Un risultato importante per tutta le imprese dell’edilizia – ha commentato Confartigianato – per il quale l’Associazione si è battuta fortemente negli ultimi mesi. I ritardi di pagamento determinano una situazione di estrema sofferenza per le imprese che realizzano lavori pubblici ed estende i suoi effetti su tutta la filiera, creando i presupposti per l’insolvenza di numerose imprese e la perdita di migliaia di posti di lavoro. La corretta applicazione della nuova direttiva sui ritardi di pagamento, e del relativo sistema sanzionatorio, diviene cruciale per consentire alle imprese delle costruzioni che svolgono lavori per la Pubblica Amministrazione di far valere i propri diritti”.