“Ripartiamo dalla legge annuale delle piccole e medie imprese che allinei tutte le misure di politica economica e sociale al principio europeo ‘Pensare innanzitutto al piccolo’. Bisogna ripartire dai territori, valorizzando chi, come le imprese artigiane aretine, crea lavoro e sviluppo, le piccole imprese, che rappresentano più del 90% del nostro tessuto produttivo e danno lavoro a circa il 65% degli addetti”.
Idee chiare quelle esposte da Mauro Giovagnoli, segretario di Confartigianato Arezzo, rispetto alle attese che le imprese artigiane hanno verso l’impegno dei politici appena eletti come espressione del territorio aretino, per la nuova politica che dovrà essere attuata in campo economico una volta arrivati ad avere il nuovo Governo.
“L’unica azione che può funzionare – insiste il rappresentante di Confartigianato – è quella finalizzata al vero sviluppo, puntando a costruire territori ‘a misura’ di piccola impresa: con leggi semplici e chiare, con un fisco leggero, un credito orientato alla competitività ed incentivi all’innovazione digitale, con una formazione che unisca scuola e lavoro, il sapere e il saper fare, una nuova Legge quadro sull’artigianato che superi vincoli di settore, dimensione e professione”.
Per gli artigiani, poi, c’è da allontanare, in tutti i modi possibili, o quantomeno da ammortizzare nelle sue ricadute pesantissime per le imprese, l’amaro calice dell’obbligo di emettere e ricevere fatture elettroniche. Il 1° luglio, data d’inizio della prima fase di questa rivoluzione, è dietro l’angolo.
“Confartigianato – spiega ancora Giovagnoli – sta conducendo un confronto serrato con Entrate e Ministero dell’Economia per evitare agli imprenditori il salasso di nuovi costi e lo shock di ulteriori carichi burocratici: chiediamo innanzitutto di posticipare al 1° gennaio 2019 l’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica previsto già dal primo luglio per le cessioni di benzina o gasolio per motori e per le prestazioni dei subappaltatori nei contratti di lavori pubblici”.
Inoltre, Confartigianato insiste a sollecitare un avvio graduale dell’obbligo di fatturazione elettronica, scaglionando l’entrata in vigore a seconda della dimensione aziendale. Contemporaneamente chiede che vengano escluse dall’adempimento le operazioni con un imponibile inferiore a 500 euro.
“Siamo convinti che tre mesi – insiste il segretario provinciale – non sono sufficienti né per le imprese né per l’amministrazione per essere pronti all’avvio della prima fase dell’adempimento. Si potrebbe ipotizzare anche un avvio senza sanzioni: chi vorrà sperimentare la fatturazione elettronica potrà iniziare a farlo e chi invece non sarà ancora pronto potrà continuare ad emettere fatture cartacee”.
“La seconda linea di intervento – approfondisce Giovagnoli – è rivolta all’Agenzia delle Entrate a cui abbiamo chiesto di rendere la fatturazione digitale più semplice, meno invasiva, e per mettere al centro il ruolo degli intermediari soprattutto per le piccole imprese che non dispongono di un ufficio amministrativo e che si avvalgono totalmente dei nostri servizi”.
“Il terzo livello di intervento – conclude il segretario – riguarda la nostra attività come associazione al fianco degli imprenditori per aiutarli ad affrontare la fatturazione elettronica obbligatoria, co grippi di lavoro e sessioni formative. Tutto questo con l’obiettivo di rendere la fatturazione elettronica il più semplice e il meno costosa possibile. Ci battiamo per ridurre al minimo gli oneri burocratici per le nostre imprese”.