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I nostri laboratori non possono essere tassati come se fossero beni di lusso


“Troppe tasse, troppa burocrazia, troppa rigidità di fatto punitiva verso le Pmi, stanno mettendo il settore in una gravissima crisi, sia per la mancanza di liquidità che si crea, sia per il tempo perso per gli adempimenti che rendono la vita dell’artigiano di fatto impossibile, così non si può andare avanti”. Non usa mezzi termini Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Arezzo, sulla questione dei lacci e laccioli che “di fatto bloccano la possibilità delle piccole e medie imprese di agganciare la pur lieve ripresa economica in atto- Non salviamo solo le banche ma anche le imprese che producono”.

Siamo nel periodo del pagamento di Imu, della Tasi che colpiscono gli artigiani come se i loro luoghi di lavoro fossero case di lusso e non beni strumentali: “Sui nostri laboratori, macchinari, capannoni – insiste Vannetti – si concentra un prelievo fiscale sempre più forte, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. Non è possibile un’esenzione limitata al 20%. Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote? Si metta mano subito alla detassazione degli immobili produttivi  – capannoni, laboratori, macchinari, attrezzature – che non possono certo essere considerati alla stregua delle seconde case. Per noi i capannoni sono strumenti di lavoro, non beni di lusso”.

Ma non è solo questo il problema: difficoltà nascono anche da nuovi adempimenti: l’obbligo di comunicazione analitica dei dati delle fatture emesse e ricevute, con periodicità trimestrale e l’obbligo di comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche Iva, sempre con periodicità trimestrale.

Sulla stessa negativa lunghezza d’onda appare il decreto legge n. 50 del 2017, con il quale è stata prevista una ‘stretta’ sulle compensazioni fiscali, incrementando il numero dei casi in cui è necessaria l’apposizione del visto di conformità per poter compensare i propri crediti, obbligando all’utilizzo esclusivo delle procedure telematiche dell’Agenzia delle entrate. Il tutto a fronte di un fisiologico incremento di crediti fiscali a seguito dell’allargamento del campo di applicabilità dello split payment.

“In questo modo – spiega ancora Vannetti – la tanto sbandierata semplificazione degli adempimenti fiscali rischia di essere una ‘tela di Penelope’. Proprio il percorso di semplificazione intrapreso, è stato, di fatto, interrotto e, in maniera contraddittoria, negli ultimi mesi è ricominciato un periodo caratterizzato da nuovi oneri ed adempimenti a carico delle imprese”.

Teniamo conto anche del fatto che, nonostante gli impegni e le norme degli ultimi anni, l’Italia mantiene il record negativo nell’Ue per la burocrazia fiscale: per pagare le tasse servono 240 ore l’anno, 85 ore in più rispetto alla media dei Paesi dell’Area euro. Occorre una strategia coerente e di ampio respiro che metta mano anche a norme di carattere sostanziale, non soltanto ad adempimenti comunicativi”.

Di fatto la tassazione locale è inesorabilmente cresciuta anno su anno ed è venuto il momento di procedere a una vera e propria rivisitazione di tutti i tributi locali al fine di evitare ingiustificate duplicazioni, poiché per una riforma vera della tassazione locale non basta cambiare nome ai tributi esistenti. La nostra ripresa economica è ancora fragile, con un tasso di crescita tra i più bassi d’Europa.

“Per ridurre allora il carico fiscale sulle imprese – spiega ancora Vannetti  –  chiediamo l’aumento della franchigia Irap, la deducibilità completa dell’Imu pagata dalle imprese sugli immobili produttivi e l’accorpamento di Imu e Tasi. Sul fronte dei costi energetici a carico delle piccole imprese, sollecitiamo il riequilibrio degli oneri generali del sistema elettrico, pari a 16 miliardi di euro, che oggi gravano soprattutto sulle piccole imprese e che vanno spostati sugli energivori”.

Secondo Confartigianato è allora necessario il riordino in testi unici delle disposizioni fiscali, una la stabilità nelle disposizioni che impongono gli adempimenti fiscali,  la non retroattività delle disposizioni tributarie e la costituzionalizzazione dello Statuto del contribuente, Da ultimo, ma non me no importante,  i controlli fiscali non devono incrementare gli oneri burocratici delle imprese e deve essere introdotta una reale valutazione d’impatto preventiva delle nuove disposizioni, come pure una verifica periodica sull’efficacia delle norme stesse spesso introdotte per finalità di contrasto all’evasione”.

 

 



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