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Il Ministro Tria alla Summer School. Due giorni di lavoro su economia e piccola Impresa


La 13° edizione della Summer School di Confartigianato è stata l’occasione ideale per inaugurare la nuova stagione di rappresentanza della micro e piccola impresa italiana. Due giorni di lavoro e approfondimenti sui temi economici e sull’attualità politica italiana, sui cambiamenti dei processi produttivi e sulle dinamiche geopolitiche internazionali

Il 10 e 11 settembre, all’Auditorium Antonianum di Roma, più di 200 dirigenti si sono confrontati sull’attualità politica e sulle analisi economiche, sul lavoro e la formazione, sull’innovazione tecnologica e le nuove competenze professionali. Scenari in cui lavorano ogni giorno le piccole imprese italiane, in mercati sempre più globali e regolati da norme e da vincoli comunitari. Proprio l’Europa è stata protagonista dei focus della Summer School di Confartigianato, a cominciare dall’intervento di Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni. 

“L’Europa deve riconoscere che, dopo il progresso sull’unione bancaria, bisogna mettere al primo posto la definizione di un’agenda comunitaria di crescita e occupazione, che sia una crescita inclusiva in grado di ridurre le diseguaglianze tra Paesi e all’interno degli stessi Paesi – ha spiegato Padoan – L’Europa si sta muovendo in modo disordinato, senza una leadership chiara. Stiamo assistendo a cambiamenti politici ed elettorali importanti in molte nazioni europee, c’è grande attesa per le elezioni comunitarie della prossima primavera, in cui potrebbe esserci un forte stravolgimento dei rapporti di forza all’interno del Parlamento, con conseguenti ed importanti cambiamenti di linea. Questa è una fase molto turbolenta in cui l’Europa, per sopravvivere, deve definire una nuova strategia”. Una situazione che riguarda direttamente l’Italia e che in parte ne ricorda alcuni aspetti. Il nostro è un Paese che viene da anni di profonda crisi economica e istituzionale, con ripercussioni importanti sulla società. Il risultato è un panorama politico inedito, stravolto rispetto al passato, per figure , temi e linguaggi utilizzati dalla politica.

“Innanzitutto – ha sottolineato il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana ci sono leadership nuove, nate da forze politiche spesso al debutto sulla scena delle elezioni nazionali. Questi politici hanno una maniera diversa di rapportarsi con gli elettori, con un linguaggio e parole d’ordine diverse. Le leadership sono sempre molto fragili – ha continuato Fontana – Sono state fragilissime in questi ultimi anni, soprattutto in Italia. Ora siamo alla prova di un mondo nuovo, con due nuovi leader tutti da sperimentare, che esercitano una grande presa sull’elettorato, ma con una capacità di cambiare il Paese ancora tutta da verificare”.

Sul palco dell’Auditorium Antonianum si sono alternati economisti e politologi, esperti e docenti universitari, oltre a tanti rappresentanti delle Istituzioni italiane. Dalla politica internazionale alle tecnologie, con relatori del calibro di Lucio Caracciolo e Domenico De Masi, dalla politica economica comunitaria all’attualità politica italiana, con Massimo Garavaglia, Renato Brunetta e Daniele Pesco, sono stati questi i temi principali della due giorni di lavoro, utile anche per comprendere il contesto politico-economico italiano.

“Il bilancio della crisi è la perdita della cultura del rischio – ha spiegato Massimiliano Valeri, direttore generale del CENSISOggi, gli italiani hanno completamente abbandonato l’assunzione di rischi. Questo vuol dire che i consumi ancora ristagnano, gli investimenti non tornano e che non si sono ancora rimessi in moto i circuiti dell’economia, dove c’è ancora un’importante bolla del risparmio. In qualche modo, dobbiamo ritrovare un sentiero che non è fatto soltanto di fiducia, come fosse una dimensione esclusivamente psicologica. La verità è che dobbiamo fare i conti con un contesto che è cambiato, perché la crisi ha rotto anche il patto sociale tradizionale, che faceva della mobilità sociale il meccanismo di crescita. Dobbiamo anche ritrovare un nuovo luogo identitario in cui radicare il nostro benessere – ha poi concluso Valerii – Se si considera il fatto che l’idea di un’Europa unita è entrata in crisi, che la globalizzazione ha lasciato indietro tante persone, che la rivoluzione digitale oggi ci fa conoscere le fake news e la post-verità, credo sia opportuno iniziare a pensare ad un nuovo spazio in cui radicare l’identità e il benessere”.

 



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