Il presidente nazionale di Confartigianato Orafi analizza la situazione attuale del distretto aretino
Il nostro Luca Parrini, presidente nazionale della Categoria Orafi, negli scorsi giorni ha rilasciato un’intervista sulle pagine de Il Tirreno. Parrini ha analizzato l’effetto creato dal sorprendente balzo in avanti sugli acquisti dei gioielli nel distretto aretino. Dalla Turchia gli acquisti sono praticamente decuplicati. “Una fiammata”, l’ha definita Parrini, “che è durata 6-8 mesi con acquisti arrivati soprattutto dalla Turchia”.
“In passato in Turchia vendevano l’oro di Stato, che era molto conveniente per gli orafi turchi perché non vi veniva applicato il cosiddetto calo di lavorazione – ha spiegato Parrini – una percentuale di materia prima in più che incide per il 3%. Con la tassa introdotta ad inizio anno, proprio sull’oro, dal governo Erdogan, ai turchi è convenuto comprare merce da noi e rifonderla per rilavorarla”.
L’articolo, a firma di Francesca Ferri, approfondisce inoltre come si sia evoluta la percezione economica e sociale dell’oro. In passato visto come “bene rifugio”, può sembrare rassicurante durante periodi di incertezza economica. Oggi chi investe in oro compra spesso strumenti finanziari come ETF o ETC, che replicano l’andamento dell’oro, ma non acquistano effettivamente il metallo. L’oro fisico, come ad esempio un lingotto, comporta costi elevati di acquisto, mantenimento e rivendita, e non è sempre facile verificarne l’autenticità o trovare un compratore. Inoltre, l’oro è soggetto a fluttuazioni di valore, e storicamente, in alcuni periodi, ha mostrato scarsi rendimenti.