“Quasi 9 milioni di persone pagano di tasca propria per avere un infermiere. Lo dice il Censis ed è un dato che la dice lunga, significa che sopratutto gli anziani sono costretti a ricorrere al privato perchè non hanno risposte dal pubblico”: questo il commento di Angiolo Galletti, presidente di
Anap Confartigianato Arezzo. “Secondo le rilevazioni del Censis – continua Galletti – in un anno si sono rivolti a un infermiere privatamente, pagando di tasca propria, 8,7 milioni di persone (il 17,2% dei cittadini maggiorenni). Sono soprattutto malati cronici (2,8 milioni) e persone non autosufficienti (1,4 milioni): in 12 mesi la spesa privata per prestazioni infermieristiche in Italia è stata pari complessivamente a 2,7 miliardi di euro.
Le prestazioni maggiormente richieste – continua Galletti – sono le iniezioni (58,4%), le perfusioni, le infusioni o le flebo (33,1%), l’assistenza in generale (24,5%), le medicazioni e i bendaggi (24,4%), l’assistenza notturna (22,8%). Sono tutte prestazioni che dovrebbe garantire il servizio sanitario – rileva il presidente di Anap Confartigianato – e questo significa due cose: che gli anziani sono costretti a pagare qualcuno per avere prestazioni che non hanno, erodendo ulteriormente il loro reddito, e che si incrementa un’economia sommersa di notevoli dimensioni, mentre si potrebbero creare posti di lavoro. Sempre il Censis – dice ancora Galletti – rivela infatti che uno su due paga in nero. Il 54% degli italiani che hanno pagato di tasca propria un infermiere lo ha fatto in nero: il 45% per l’intera cifra e il 9% in parte. Si ricorre al pagamento in nero a causa della riduzione della capacità di spesa nella crisi di pazienti e famiglie, con conseguente ricerca di prestazioni a prezzi più abbordabili. A noi pare – conclude Galletti – che questo dato sia significativo e che si dovrebbe trovare il modo per intervenire. Se c’è tanto bisogno di infermieri e di prestazioni infermieristiche non ci pare proprio il caso che si proceda con esuberi e prepensionamenti nella sanità pubblica, al contrario proprio questa professione potrebbe essere un canale di lavoro per tanti giovani.”