Le ultime analisi Istat evidenziano una stazionarietà della produzione industriale nel suo complesso, con il segno negativo per il settore manifatturiero. Questo, infatti, è in leggero calo al -0,3%. Per quanto riguarda i settori di attività economica resta negativo l’andamento della produzione manifatturiera, molto importante per la provincia di Arezzo.
“La pseudo-ripresa economica in atto, semmai ci fosse, è del tutto inadeguata e così com’è non lascia grandi prospettive per la Pmi aretine: non si può vivere di solo export e di alcune pur positive eccellenze. Occorre promuovere una ripresa vera del mercato interno, nei settori decisivi, ma per fare questo occorre agire su due aspetti imprescindibili: accesso al credito e pressione fiscale”.
Sono parole di Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Arezzo, che spiega come gli artigiani siano “stanchi di sentirsi raccontare di ripresa, di rilancio, di boom dell’export, che può rappresentare sì, un volano per il settore, ma certo non è risolutivo: sono moltissime le imprese artigiane che non hanno e non possono avere, vista le tipologia della loro produzione, una vocazione all’export, e queste non le possiamo abbandonare, anche perché sono forti, sono orgogliose di sé e del loro ruolo, hanno passato una crisi tremenda lunga anni, eppure sono ancora lì, a battersi tutti i giorni, a combattere una battaglia dura e difficile”. Una battaglia segnata da un percorso durissimo che Vannetti racconta con orgoglio citando una frase del libro “L’arte della vittoria” di Phil Knight: “I pavidi non sono mai partiti, i deboli sono morti per strada, quindi rimaniamo noi”.
Come spiega ancora il presidente dell’organizzazione di categoria che raggruppa circa 5.500 imprese artigiane nella provincia, “malgrado la crisi abbia colpito duro anche da noi continuano a nascere nuove imprese artigiane ogni giorno, il settore resta quindi vitale e, silenziosamente, sembra andare nella direzione opposta a quello delle imprese medio-grandi, provando a ripartire”.
Di fronte a una crisi economica che non accenna a diminuire, con un Pil inchiodato poco sopra lo zero e l’occupazione che segna per ora solo piccoli aumenti, non in grado di assorbire i disoccupati, ci si chiede, quindi, se il mondo dell’artigianato possa avere uno sblocco positivo. Il nostro Paese ha una lunga tradizione artigianale, che risale addirittura al Medioevo quando nacquero le “botteghe” artigiane dove si doveva pagare il maestro per l’istruzione del proprio figlio, ma ora la situazione è molto molto diversa.
Per questo, insiste Vannetti, “non ci possono raccontare che la crisi è finita, che ripartiamo, noi ci siamo già, siamo quelli che non si sono fermati, ci siamo anche saputi innovare: la crisi ha infatti ‘costretto’ molte aziende a cambiare pelle, ma senza cambiare anima”.
“Per resistere e rimanere competitivi – conclude Vannetti – i nostri imprenditori si sono sforzati di innovare, a esempio, utilizzando e sfruttando l’arma della rivoluzione digitale: i nostri imprenditori, quindi, riescono a perfezionare la loro arte e a dare vita ad opere inimitabili ma non possiamo lasciarli soli, economia, istituzioni, locali e centrali, devono fare in pieno la loro parte”.