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La rabbia di Confartigianato Autobus Operator “PMI tagliate fuori dai servizi di trasporto pubblico locale”

26 Marzo 2013
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I contratti per l’affidamento dei servizi di Tpl sono ormai scaduti da oltre due anni e in questo periodo era stato intrapreso un confronto serio con la Regione e l’allora Assessore competente, Luca Ceccobao, per ottenere un nuovo sistema di per il trasporto pubblico su autobus più efficiente e moderno rispetto a quello attuale.

“Avevamo concordato – afferma Giampaolo Cordovani, Presidente regionale di Confartigianato Autobus – alcuni principi fondamentali su cui si sarebbe dovuto basare il nuovo sistema dei trasporti toscano: un lotto unico regionale per le linee a maggior utenza, una serie di lotti provinciali o comunali per specifiche esigenze di carattere locale e per tutte le linee a bassa utenza, il rispetto dei livelli occupazionali per tutte le imprese operanti nel settore, la valorizzazione delle specificità della piccola e media impresa di trasporto artigiana che per dimensione e flessibilità operativa avrebbe potuto concorrere a garantire il servizio nelle zone disagiate della nostra regione e l’effettuazione dei servizi a bassa utenza”.

La situazione però non è andata a buon fine.

“Ceccobao, unilateralmente e senza aver convocato il tavolo generale di confronto sul Tpl, peraltro già a conoscenza delle sue ormai prossime dimissioni, ha lasciato in eredità una delibera di indirizzo pesante come il piombo e indigesta per il mondo artigiano – attacca afferma Francesco Meacci, Coordinatore Regionale della Confartigianato Autobus Operator -. l’accordo che l’ex assessore ai trasporti ha siglato con i sindacati dei lavoratori e la successiva delibera di indirizzo della Regione del 27 febbraio taglia fuori le piccole e medie imprese dal processo di riorganizzazione del Tpl toscano”.

Uno scenario che preoccupa non poco.

“Vediamo a rischio la sopravvivenza delle piccole imprese del trasporto persone e dei loro dipendenti – prosegue Meacci -. Non possono esistere lavoratori di serie a e di serie b solo perché sono alle dipendenze di una grande impresa o di una piccola azienda artigiana.”Il percorso iniziato a suo tempo aveva previsto la gestione separata dei cosiddetti servizi a domanda debole che avrebbero comportato lo studio e l’attivazione di progetti innovativi in grado di garantire il servizio di trasporto con sistemi più efficienti ed efficaci. Da qui la necessità di attribuire risorse direttamente agli enti locali per la realizzazione di servizi in aree a domanda debole tramite l'integrazione con servizi affidati a soggetti che esercitano la loro attività mediante servizi di trasporto pubblico non di linea come ncc e taxi. La Provincia di Arezzo, ad esempio aveva studiato, dopo una lunga trattativa con i Comuni del territorio nuove ed interessanti proposte che da un lato aumentavano l’offerta dei servizi a favore dei cittadini e dall’altra garantivano all’utenza stessa il mantenimento del costo attuale del biglietto. Con la delibera in questione, tutto questo proficuo lavoro rischia di essere vanificato.

“La delibera inoltre – spiega Meacci – oltre a escludere la partecipazione diretta alla gara da parte delle piccole imprese artigiane, prevede che il soggetto che si aggiudicherà la gara possa, in autonomia e senza alcun meccanismo di controllo da parte degli enti interessati, decidere di sopprimere determinati servizi che non hanno redditività. E’ facile prevedere che saranno tagliate proprio le linee più improduttive e i cittadini che vivono nelle zone più disagiate saranno di fatto lasciati a piedi”.

“Auspichiamo – conclude il Presidente Cordovani – che la Regione e il nuovo assessore ai trasporti, Vincenzo Ceccarelli, di cui abbiamo particolare stima per conoscenza diretta del lavoro svolto in qualità di Presidente della Provincia di Arezzo, individuino i giusti correttivi da apportare alla delibera e proceda in tempi brevi, anche in via sperimentale e per durata ridotta, a destinare le risorse ai Comuni e Province per l’effettuazione delle gare per i servizi a domanda debole.”



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