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La Rai ci riprova: adesso ci chiede il canone per videosorveglianza e computer


L’importo è proprio speciale: 407,35 euro. La Rai sta spedendo le lettere per chiedere quella cifra, il cosiddetto «canone speciale», a proprietari di bar, ristoranti, alberghi, negozi, insomma chi ha un locale pubblico e – presume la Rai – anche un televisore al suo interno. Dunque chi ha un’attività lavorativa e un apparecchio «fuori dall’ambito familiare» si prepari al canone speciale.

Ma non solo loro dovranno vedersela con l’ufficio abbonamenti di Viale Mazzini. Le cartelle stanno arrivando persino alle partite Iva, lavoratori autonomi che hanno la propria sede a casa propria.

Il Presidente di Confartigianato Ferrer Vannetti grida allo scandalo “Non si capisce a che titolo arrivano certe richieste. Vogliono farci pagare il canone speciale per il fatto che abbiamo computer portatili o addirittura le telecamere di videosorveglianza. Il dubbio è che la Rai, in difficoltà per il taglio di 150 milioni di euro chiesto dal governo, provi a fare un cassa con un sistema dal metodo molto dubbio, spedendo le cartelline da 407 euro anche ad aziende, professionisti, lavoratori autonomi etc…”

“Le nostre aziende hanno solo dei pc, telecamere per la sicurezza ma nella maggior parte dei casi non hanno alcuno strumento per ricevere la tv. Eppure hanno ricevuto a tappeto la richiesta. Oltre a tv e radio – dice Vannetti – secondo la RAI basta avere un «riproduttore multimediale dotato di ricevitore radio/tv» o anche un telefonino dotato sempre di ricevitore radio/tv, o anche una «scheda per computer» o una chiavetta Usb dotata di sintonizzatore per essere soggetti al pagamento”

“La nuova richiesta Rai è fuori legge visto che non sono intervenute modifiche alle norme in atto rafforzate dai numerosi pareri in nostro possesso emanati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Tale comportamento invasivo e insistente della RAI peraltro, è oltremodo deplorevole in quanto probabilmente concepito per fiaccare la resistenza delle imprese e indurle a pagare pur non essendo tenute a farlo, per il solo desiderio di non incorrere in problemi ulteriori tipo accertamenti e more aggiuntive. Siamo determinati – conclude Vannetti – ad andare in fondo al problema per eliminare questo assurdo e ulteriore balzello, disposti pure a scendere in piazza se ce ne fosse bisogno”

 



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