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Payback sui dispositivi medici. Confartigianato “Va cancellato subito”

La presa di posizione dell'Associazione Odontotecnici in seguito all'arrivo di lettere dalla Regione Toscana con richiesta di pagamento per il periodo 2015-2018 da evadere entro 30 giorni


In questi ultimi giorni molte imprese odontotecniche fornitrici del SSN hanno ricevuto dalle Regioni di appartenenza richieste di restituzione di somme a titolo di compartecipazione allo sforamento dei tetti di spesa sanitaria per l’acquisto di dispositivi medici.

Lo strumento del payback nato nel 2011, con il decreto legge 98/2011, ha stabilito che la spesa dei dispositivi medici sostenuta dal SSN dovesse essere fissata entro tetti stabiliti dai decreti ministeriali di anno in anno, e che, in caso di sforamento dei tetti, gli eventuali ripiani avrebbero dovuto essere a carico delle regioni che avessero concorso allo sforamento.

Tale norma è rimasta inattuata fino all’emanazione del decreto 9 agosto 2022, n. 115, cd. Aiuti bis, dando una forte accelerata per l’attuazione del sistema payback.

Da qui, con il decreto del Ministero della Salute del 6/7/2022, pubblicato in G.U. il 15/9/2022 sono state certificate le annualità 2015, 2016, 2017 e 2018 e con il successivo decreto del Ministero della Salute del 6 ottobre 2022, pubblicato in G.U. il 26/10/2022, sono state adottate le Linee Guida propedeutiche all’emanazione dei provvedimenti regionali.

Entro il 15 Dicembre 2022 le regioni devono adottare i provvedimenti con i quali quantificano le somme che ciascuna azienda produttrice è tenuta a restituire.

I pagamenti dovranno avvenire entro 30 giorni dalla pubblicazione del provvedimento regionale. Decorsi inutilmente i 30 giorni per effettuare il pagamento, la norma dispone che i debiti per gli acquisti detenuti dalle regioni vengano posti in compensazione con i crediti che le singole imprese hanno maturato.

Come si può notare, questa norma risulta molto penalizzante per le imprese fornitrici, le quali concorrono all’obbligo di restituzione in proporzione all’incidenza del fatturato per gli anni 2015-2016-2017-2018 sul totale di spesa regionale. Ciò, in forza di una politica pubblica di razionalizzazione della spesa di beni e servizi sanitari, che, attesa la sua perdurante inattuazione, sta nei fatti operando in via retroattiva.

Inoltre, appare illegittima sotto due aspetti. Anzitutto, riguardo all’oggetto, in quanto i dispositivi medici, a differenza dei farmaci, sono soggetti ad una gara ad evidenza pubblica per l’espletamento della quale viene fissato dalla committente una base d’asta, ossia un tetto di spesa preventivato. In secondo luogo, addossa una responsabilità in capo agli operatori, pur non essendo stati loro a contribuire allo sforamento.

Appare quindi necessario disporre l’annullamento degli effetti sin d’ora prodotti dai provvedimenti regionali e provinciali, in modo da ripristinare la situazione iniziale e dare modo al legislatore di ripensare ex novo un congegno che non può operare a ricaduta sulle imprese per l’inefficienza della Pubblica Amministrazione.

Al fine di contrastare tale disposizione, particolarmente penalizzante per le imprese fornitrici di dispositivi medici, Confartigianato ha veicolato alla 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati una proposta emendativa alla Legge di Bilancio.

Info: Manuela Boncompagni – Tel. 0575314281 – manuela.boncompagni@artigianiarezzo.it



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