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Presentato in Camera di Commercio il quadro dell’economia aretina


Il 15 Giugno 2017 si è volta in Camera di Commercio di Arezzo, alla presenza delle autorità cittadine e dei rappresentanti delle associazioni economiche e sindacali, la 15° Giornata dell’Economia.

Andrea Sereni, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo e Giuseppe Salvini, Segretario Generale della Camera di Commercio di Arezzo, hanno presentato il rapporto sull’economia aretina 2017 dal quale è emersa una profonda trasformazione del panorama economico nazionale ed internazionale oltre che, ovviamente di quello, locale. Un quadro completamente mutato che ha radicalmente ridisegnato le prospettive di sviluppo economico e che ha introdotto problematiche impensabili fino a pochi anni fa e che ha fortemente inciso anche sulla realtà sociale che ne è uscita profondamente mutata.

L’elemento più critico del modello di sviluppo locale è senz’altro il lavoro; nonostante il tasso di disoccupazione provinciale faccia segnare un arretramento dal 10,3% del 2015 al 9,2% del 2016, l’occupazione è ancora il principale problema economico e sociale del nostro territorio.

Il tessuto imprenditoriale aretino è rimasto sostanzialmente stabile: rispetto al 2015 le nuove iscrizioni sono diminuite dello 0,9% e sono crescite del 6,7% le cessazioni. Sono sempre le società di capitale il motore dell’imprenditoria (9.642 unità, +2,7%). Continua la discesa delle imprese individuali e delle società di persone. Stabili le altre forme. Per quanto riguarda la nazionalità dei titolari di carica, assistiamo ad una flessione del -1,7% degli italiani, mentre sono in aumento del +0,8% i comunitari e del +2,6% gli extracomunitari.

E’ ancora preoccupante il tasso di sopravvivenza delle nuove imprese iscritte: solo 8 imprese su dieci sopravvivono nel corso del primo anno di vita, già nel secondo se ne perde quasi un’altra su dieci. Alla fine del terzo anno ne sopravvivono poco più dei due terzi (67,6%). Diverso il comportamento delle imprese agricole che, con l’85,6% risultano essere le più resistenti.

Nel 2016 è migliorato l’andamento produttivo del manifatturiero: la variazione è stata stabilmente al di sopra del 1% con una punta del 2% nel primo quarto. Nel comparto cresce l’occupazione ma solo grazie alle forme contrattuali non stabili e alla parzializzazione del lavoro. L’export aretino, oltre che dagli andamenti di oreficeria e metalli preziosi, è stato pesantemente condizionato dal risultato “anomalo” del comparto della moda. Sono da ritenersi infatti anomale le flessioni particolarmente marcate dell’abbigliamento (-15,1%) e soprattutto della pelletteria (-46%), di cui non si è trovata alcuna conferma nelle impressioni fornite da parte degli addetti ai lavori. All’origine di scostamenti così elevati potrebbero esserci modificazioni nella catena logistica che spostano il punto di origine del prodotto. Nel corso dello scorso anno le quotazioni dell’oro hanno registrato un incremento pari al 8,1% nei prezzi espressi in Euro. Questo ha determinato una sopravvalutazione dei flussi in valore e un conseguente miglioramento “fittizio” dei risultati effettivi. Ancora difficoltà per la nostra gioielleria negli Emirati Arabi e ciò, nonostante i buoni risultati di Hong Kong e Stati Uniti, continua a condizionare pesantemente il risultato complessivo del distretto aretino.

Il quadro economico in cui operano le imprese aretine – hanno dichiarato Sereni e Salvini – è quindi molto selettivo, soprattutto in base all’approccio della singola azienda al mercato. Le aziende che ottengono buoni risultati sono quelle: che hanno modificato la propria organizzazione ed il proprio posizionamento in modo da seguire le tendenze del mercato, che sono riuscite ad essere competitive sui mercati esteri oppure che hanno continuato ad investire ed innovare. Sono invece in difficoltà le imprese che sono rimaste posizionate su produzioni mature, con margini operativi sempre più ridotti ed estrema concorrenzialità di prezzo, o che operano esclusivamente sul mercato interno. Le prospettive per il 2017 sono condizionate da variabili esogene internazionali quali i prezzi delle materie prime in aumento, la crescita dei tassi di interesse e le tensioni nei rapporti politici e commerciali che non escludono possibili interventi protezionistici ma anche da fattori interni: quadro politico ed istituzionale incerto, occupazione ancora debole , consumi insufficienti ed esportazioni poco dinamiche per la persistente debolezza dei mercati di riferimento. Un quadro quindi che fa ipotizzare una crescita per il nostro paese in linea con il 2016

 



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