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Vannetti, l’apprendista risposta concreta ai bisogni innovativi delle pmi


Lavoro? Da apprendista è meglio. Confartigianato Arezzo rileva che “le assunzioni di apprendisti sono in crescita. Non si tratta di grandi numeri, ma di un trend positivo che fa ben sperare il mondo dell’artigianato locale”. Un trend che ancora, secondo il presidente dell’associazione di categoria, Ferrer Vannetti “andrebbe sostenuto a livello governativo con misure che promuovano, appunto, l’apprendistato, soprattutto nelle micro e piccole imprese artigiane”.

Secondo Vannetti, quindi, “una nuova strategia è necessaria per agganciare la rivoluzione digitale, e l’innovazione e strumenti come gli incentivi di Impresa 4.0, ad esempio, possono contribuire a muovere il mercato del lavoro”.

Secondo una rilevazione di Confartigianato le imprese, a livello nazionale,  prevedono circa 120.000 prossime assunzionidi personale in particolare contitoli di studio legati all’innovazione tecnologica. In particolare, gli imprenditori sono a caccia di diplomati in meccanica, meccatronica ed energia e di diplomati in elettronica ed elettrotecnica. Alta anche la domanda per la qualifica o il diploma professionale a 4 anni in meccanica, cui si somma la richiesta di ingegneri elettronici e ingegneri industriali.  Ma le imprese devono fare i conti con la difficoltà a trovare la manodopera necessaria.

“Una strada per colmare il gap tra le imprese che non trovano manodopera e i giovani in cerca di lavoro – insiste Vannetti – può arrivare proprio dal contratto di apprendistato” che – sottolinea Confartigianato – tra maggio 2016 e maggio 2017 ha visto, dato nazionale, una crescita del 27,2%, pari a 258.631 apprendisti assunti. In pratica, grazie all’apprendistato, in un anno sono entrati nel mondo del lavoro 1.026 giovani al giorno. “Anziché spendere soldi per iniziative spesso sterili – aggiunge Ferrer Vannetti – puntare sull’istituto dell’apprendistato aiuterebbe quindi anche ad aggredire il preoccupante fenomeno della disoccupazione giovanile”. Le  piccole e medie imprese, poi “hanno sempre più bisogno – approfondisce il presidente degli artigiani aretini  –  di figure giovani disposte a imparare un mestiere che in alcuni casi gli possa essere lasciato anche in eredità”.

La morsa della crisi economica, infatti, “non consente – spiega ancora –  assunzioni dirette di professionisti già formati, che peraltro per alcune mansioni, neanche si trovano sul mercato: si aprono dunque spazi per un apprendistato con caratteristiche diverse dal passato”. “Diverso perché oggi – insiste il presidente – questo istituto si apre all’innovazione, svolgendo un potente ruolo formativo capace di plasmare lavoratori in grado di interfacciarsi, anche in maniera autonoma, con la cosiddetta impresa 4.0. I datori di lavoro sono a caccia di tecnici che abbiano competenze specifiche e questo favorisce i giovani che hanno appena completato, o stanno completando, la loro formazione”.

“La parola d’ordine deve essere allora qualificazione – conclude Vannetti – perché avere competenze paga. Bisogna ripartire dall’apprendistato per offrire risposte efficaci alle imprese e per preparare i giovani a entrare in un mercato del lavoro che richiede capacità tecniche evolute, imposte dalla rivoluzione digitale”.

 

 

 



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