I dati Ue evidenziano un ritmo di crescita moderato dell’economia in Europa, e la crescita del Pil per l’Italia mostra una traiettoria inferiore rispetto alla media europea, fermandosi allo 0,7% quest’anno, allo 0,9% nel 2017 e all’1,0% nel 2018. La crescita è lieve, ma è comunque crescita, e al miglioramento del trend di crescita contribuisce una buona performance della produzione manifatturiera.
L’analisi dei dati fatta dal Centro studi Confartigianato evidenzia un bilancio della produzione manifatturiera nei primi nove mesi del 2016 in aumento tendenziale dell’1,7%, un ritmo più intenso dell’1,0% registrato nello stesso periodo del 2015. Considerando la produzione manifatturiera con la composizione settoriale dell’artigianato si registra nei primi nove mesi del 2016 una crescita dell’1,2% di ma in controtendenza rispetto al calo dell’1,4% registrato nel 2015.
“Ancora una volta si evidenzia, da questi dati, il ruolo decisivo nel Paese e sul nostro territorio – afferma in proposito Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Arezzo – della piccola e media impresa, e la nostra provincia è esemplare da questo punto di vista, in particolare per il settore che più ci riguarda, visto che l’occupazione nelle imprese con meno di 50 addetti supera il 60% del totale e che rappresentano il 42,3% del output manifatturiero”.
“Prendendo a riferimento i principali settorimanifatturieri artigiani – spiega ancora Vannetti – in dieci comparti, che rappresentano in generale il 73,0% dell’occupazione manifatturiera artigiana,si registra un aumento della produzione in aree importanti anche sui nostri territori, come la lavorazione dei metalli, il tessile, la realizzazione di macchinari a tecnologia avanzata, la riparazione e l’alimentare”.
Ma non basta davvero per parlare di crisi finita: “La ripresa economica in atto – insiste Vannetti – appare del tutto inadeguata e non lascia prospettive per la Pmi aretine: non si può vivere di solo export e di alcune pur positive eccellenze. Occorre promuovere una ripresa vera del mercato interno, nei settori decisivi, ma per fare questo occorre agire su due aspetti imprescindibili: accesso al credito e pressione fiscale”.
Andando a vedere i dati, crescono aree come la riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature (5,1%), legno (4,3%), macchinari ed apparecchiature (3,5%), prodotti in metallo (2,5%), mobili (2,5%) altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (2,4%), gomma e materie plastiche (2,2%), tessile (2,0%), alimentare (0,7%) ed apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche (0,1%).
Inoltre si evidenzia che alcuni di questi settori in crescita, che rappresentano il 41,2% dell’occupazione manifatturiera artigiana, risultano in controtendenza rispetto al calo registrato nel 2015: si tratta di legno, mobili, prodotti in metallo, tessile ed apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche. In maggiore ritardo abbigliamento e pelletteria (-5,5%) che inverte la tendenze positiva (+2,6%) dello stesso periodo dello scorso anno.
In chiave settoriale nei primi nove mesi del 2016 si osserva un segno positivo per la produzione di Beni strumentali (+3,6%) e di Beni intermedi (+2,1%) mentre ristagna quella di Beni di consumo (-0,3%); in controtendenza l’Energia (-3,6%), anche rispetto al 2015 quando la produzione del comparto segnava un aumento del 2,6%.