“Anche l’economia aretina, fortemente vocata all’export, subirà gravi danni a seguito delle crisi internazionali aperte: alle ferite economiche dovute al nuovo virus dalla Cina si aggiungono agli effetti negativi innescati dalla Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, e dai dazi imposti dagli Stati Uniti, la cui politica protezionistica frena gli scambi commerciali a livello mondiale”. Questo scenario carico di nubi preoccupa Confartigianato Arezzo, che, attraverso le parole del suo presidente, Ferrer Vannetti, spiega che “si potrebbe azzerare la già scarsa crescita dell’economia toscana nel 2020, e se non sarà recessione, il rischio di stagnazione è comunque molto fondato”.
Questo per il fatto che “le stime di crescita per l’anno in corso – insiste Vannetti – erano già deboli. La Toscana avrebbe dovuto crescere solo dello 0,3%. Ora la mazzata del coronavirus peggiora la situazione. Anche Arezzo dunque, come il resto d’Italia, pagherà un costo pesante dovuto al diffondersi del nuovo virus”.
E secondo i dati Irpet saranno almeno 200 milioni. E’ la stima del danno che subirà la Toscana a causa del nuovo virus indicata dall’Istituto di programmazione economica regionale. Una perdita significativa, pari allo 0,2% del Pil della regione. I minori scambi commerciali fra Toscana e Cina provocheranno una minore crescita dello 0,1% sul Pil. A questo 0,1% si aggiungerà un altro 0,1% di perdita di Pil dovuta al calo turistico e alla paura delle persone a spostarsi.
“All’impatto negativo diretto – commenta ancora Vannetti – dovuto agli scambi in calo con il gigante asiatico, si somma quello indiretto legato al rallentamento dell’economia mondiale. Si fanno meno affari con la Cina ma si fanno meno affari anche con quei Paesi le cui economie vengono colpite dall’effetto virus. La misura del danno dipenderà ovviamente anche da quanto tempo ci vorrà per tornare a una situazione normale”.
“Sono diversi i settori produttivi e dei servizi che – approfondisce Vannetti – anche per i nostri imprenditori artigiani rischiano di subire un impatto pesante, a partire dal pianeta moda, tessile, abbigliamento e calzature, comparto che gravita in misura forte in Toscana ed è presente anche nell’aretino in maniera importante: se la serrata dei negozi in Cina dovesse prolungarsi fino a marzo o aprile le conseguenze per la moda sarebbero molto pesanti”.
Anche l’export agroalimentare trema: in Cina, ad esempio, è sbarcato da tempo anche il nostro vino, molto apprezzato e al presidente cinese Xi Jinping, in visita in Italia nella primavera scorsa, dal Quirinale vennero donate tre bottiglie di vino toscano. “La situazione rischia ora un impatto pesante anche su questo settore – conclude Vannetti – e occorre allora il massimo di trasparenza e informazioni da parte delle istituzioni per rasserenare gli animi dei nostri imprenditori impegnati in questi settori strategici per il Made in Italy”.